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La fortezza è composta da vari blocchi scavati nella montagna: la casamatta principale – che ospitava alloggiamenti, magazzini, servizi logistici – il blocco batterie in posizione avanzata, un’opera di controscarpa nel fossato e tre avamposti corazzati.
Per resistere ai più pesanti bombardamenti, fu dotato di una copertura di oltre due metri e mezzo di calcestruzzo, nel quale fu inserito un triplo strato di putrelle d’acciaio da 400 mm. Concepito, come le altre fortezze degli Altipiani, per resistere in assoluta autonomia a bombardamenti che potevano durare per giorni e giorni, disponeva di ampi depositi, di un acquedotto munito di potabilizzatore, una centrale elettrica interna, un pronto soccorso per gli eventuali feriti, una centrale telefonica e una stanza di telegrafia ottica per poter comunicare con l’esterno.
Al comando del capitano Anton Perschitz, la guarnigione era composta da centosessanta Landsschützen (1° reggimento) supportati da sessanta territoriali. L’armamento era invece costituito da tre obici da 10 cm, prodotti dalla Skoda Werke di Pilsen in Boemia, situati in cupole corazzate e da ventidue postazioni di mitragliatrice.
Nel corso del primo anno di guerra subì pesanti bombardamenti ed ebbe numerose perdite, ma non fu investito dalla furia di ferro e fuoco che nel settore di Passo Vézzena e Luserna mise a durissima prova Forte Cima Vézzena, Forte Busa Verle e Forte Lusérn e, anche grazie alla sua posizione dominante sulla Val d’Astico, non ricevette mai un assalto diretto da parte delle fanterie italiane.
Nel primo dopoguerra il forte passò nelle mani del Demanio che lo subaffittò per un lungo periodo al Comune di Lavarone. Diversamente dalle altre fortezze degli Altipiani, per decreto regio di Vittorio Emanuele III, Forte Belvedere si salvò dalla demolizione ordinata dal governo fascista in tempo di autarchia.
Nonostante ciò, nel novembre 1940, iniziò un parziale smantellamento dell’opera. In particolare furono asportate le cupole corazzate, fu prelevato il primo strato di putrelle dalle coperture e fu asportato il rivestimento metallico del tetto. Dopo la seconda guerra mondiale il forte passò di proprietà alla Regione Trentino Alto Adige e nel 1966 ad un privato che, con lungimiranza, lo ripristinò parzialmente trasformandolo in un museo. Nel 1996 fu acquistato dal Comune di Lavarone (con il determinante contributo della Provincia Autonoma di Trento) che operò un profondo restauro conservativo, il ripristino della copertura originale in zinco, la sistemazione dei solai e un completo risanamento del sito.
Si provvide inoltre all’allestimento di un moderno e aggiornato museo storico (testi in italiano, tedesco, inglese) con fini divulgativi e didattici, dedicato non soltanto a Forte Belvedere e alle fortezze degli Altipiani, ma anche alle più ampie problematiche locali e internazionali della prima guerra mondiale.
Oggi, inoltre, grazie all’interessamento della Provincia Autonoma di Trento e alla realizzazione dello Studio Azzurro di Milano, Forte Belvedere rivive il dramma della guerra attraverso una serie di installazioni multimediali interattive che rievocano scene di vita quotidiana all’interno della struttura durante il conflitto; un’esperienza emotiva che vuole far riflettere sull’orrore di una delle guerre più sconvolgenti di sempre e un monito di pace per le nuove generazioni.
Forte Belvedere un’avventura storica tra le mura che hanno vissuto la guera.
informazioni
Contatti
Fondazione Forte Belvedere-Gschwent
via Tiroler Kaiserjäger 1
38046 Lavarone TN
Tel: +39 0464 780005 – Cell: +39 349 5025998
direttore@fortebelvedere.org
Si prega di contattare da Martedi al Venerdi dalle 10.00 alle 17.00 o negli orari di apertura del Museo.
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