La Storia di Forte Belvedere

Werk Gschwent, oggi meglio noto come Forte Belvedere, fu realizzato dall’esercito austroungarico tra 1908 e 1912 sotto la direzione del tenente del Genio ing. Rudolf Schneider, allo scopo di proteggere questa zona del Trentino da possibili incursioni avversarie in tempo di guerra. Il Forte sorge su uno sperone di roccia calcarea (a quota 1177 m) che sporge a strapiombo sulla Val d’Astico che, all’epoca, sanciva il confine di stato fra Regno d’Italia e Austria-Ungheria.
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La fortezza è composta da vari blocchi scavati nella montagna: la casamatta principale, che ospitava alloggiamenti, magazzini e servizi logistici; il blocco batterie, composto da tre cupole corazzate girevoli capaci di ospitare tre pezzi di artiglieria da 10cm di diametro; tre avamposti corazzati muniti di riflettori e mitragliatrici per la sorveglianza del territorio circostante e un fortino costruito dentro un fossato – la controscarpa – con il compito di bloccare la fanteria nemica in caso di attacco ravvicinato.  

Come le altre fortezze degli Altipiani, era concepito per resistere in assoluta autonomia a bombardamenti che potevano durare anche diversi giorni e, per tale ragione, disponeva di ampi depositi, una propria rete idrica, una centrale elettrica, una centrale telefonica, alloggiamenti e un pronto soccorso. 

Il 24 maggio 1915, giorno della dichiarazione di guerra del Regno d’Italia all’Impero Austro-Ungarico, la guarnigione era composta da circa duecento uomini appartenenti al 6° Battaglione Artiglieria da Fortezza e dal 1° Reggimento Landesschutzen al comando del tenente Anton Perschitz. 

Nel corso del primo anno di guerra, Forte Belvedere subì pesanti bombardamenti che provocarono danni all’edificio e diverse perdite fra la guarnigione, ma non fu investito dall’intensità di fuoco che coinvolse le zone di Passo Vezzena e di Luserna e che mise a dura prova i forti che si trovavano in quei settori. Inoltre, anche grazie alla sua posizione dominante sulla Val d’Astico, non subì mai un assalto diretto da parte della fanteria italiana.

Nel primo dopoguerra, a seguito della sconfitta dell’Impero Austro-Ungarico, il forte passò nelle mani del Demanio italiano, che lo subaffittò per un lungo periodo al Comune di Lavarone e, diversamente da quanto accadde alle altre fortezze presenti sugli Altipiani, che furono totalmente demolite negli anni Trenta per il recupero del ferro, Forte Belvedere subì solo un parziale smantellamento nel 1940, che fortunatamente non ne compromise l’integrità.

Dopo la seconda guerra mondiale il forte passò di proprietà alla Regione Trentino-Alto Adige e nel 1966 a un privato che, con lungimiranza, lo ripristinò parzialmente trasformandolo in un museo. Nel 1996 fu acquistato dal Comune di Lavarone – con il determinante contributo della Provincia Autonoma di Trento – che operò un profondo restauro conservativo, comprendente il ripristino della copertura originale in zinco, la sistemazione dei solai e un generale risanamento del sito.

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